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Traslocare va bene... ma non troppo!

2022-04-16 15:53

Dott.ssa Brancaccio Cristina

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Traslocare va bene... ma non troppo!

Quando si affrontano frequenti traslochi, il tempo di riadattamento interno può non coincidere con le esigenze esterne, innestando una sensazione di incertezza

Il trasloco è un importante cambiamento, nella vita di grandi e piccoli: significa lasciare un luogo fisico ed affettivo.

La propria casa, la propria città ed il proprio paese sono fonte di sicurezza, di intimità e costituiscono un punto di riferimento per la propria vita. Spesso è tra le prime cose che si insegnano ad un bambino, sia a casa che a scuola: questi riferimenti rappresentano la certezza di esistere all’interno di un contesto ambientale reale e concreto.

Inoltre, è dove viviamo che costruiamo la maggior parte dei legami relazionali: la famiglia, i compagni, gli amici, i colleghi, i partner stimolano la personalità, attraverso la condivisione ed il confronto, permettendo di mettere solide basi per quella percezione interna di radicamento, su cui si basa il proprio Sé.

Traslocare significa lasciare andare tutto ciò per costruire un nuovo senso di radicamento altrove, nuovi legami, nuove certezze.

Come tutti i cambiamenti implica un tempo di dispiacere per ciò che non si ha più ed un tempo di ri-adattamento per potersi sentire nuovamente in sintonia con un nuovo “proprio” ambiente e con le nuove “proprie” relazioni. Generalmente, questo processo avviene in maniera lineare e l’esperienza risulta gratificante.

Quando le scelte, le necessità o le difficoltà della vita portano a numerosi traslochi, la questione diviene molto più complessa, senza una vera consapevolezza da parte dei protagonisti.

Trasferirsi frequentemente (intendo anche “solo” 4 volte in 10 anni, ad es.) significa dover trovare un nuovo equilibrio molto più spesso, ma questo – anche quando è una scelta personale – ha delle implicazioni importanti. Perdere riferimenti esterni che dovrebbero essere lungamente stabili equivale a perdere dei riferimenti interni, provocando alterazioni dell’equilibrio della persona, che difficilmente riuscirà ad adeguarsi a ritmi esterni veloci.

La pratica clinica mostra che l’affrontare diversi traslochi sembrerebbe generare un forte senso di insoddisfazione interna, che si cercherà di compensare attraverso un fare compulsivo ed una ricerca costante di indipendenza, come se non si fosse mai veramente contenti di sé, di ciò che si fa e di ciò che si possiede, in termini relazionali, lavorativi, formativi o economici.

Tali aspetti sono ancora più evidenti in coloro che subiscono i cambiamenti, come i bambini e gli adolescenti, la cui personalità è in divenire.

Prendere coscienza dei propri buchi da colmare, delle “stanze lasciate vuote”, può aiutare la persona a sintonizzarsi con le proprie perdite e focalizzare meglio ciò di cui ha veramente bisogno.  

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